Una piccola e isolata comunità vicino al Mar Nero, in una remota parte della Turchia, è stata trovata parlare un dialetto greco che è notevolmente vicino all’estinta lingua dell’antica Grecia.
I linguisti credono che tale dialetto, il romeyka, abbia strutture simili al greco ellenistico (o koiné) che non sono state osservate in nessun’altra lingua esistente. Anche il vocabolario del romeyka possiede delle analogie con l’antica lingua.
Ioanna Sitaridou, docente di filologia romanza dell’Università di Cambridge, dice: “Il romeyka conserva un impressionante numero di peculiarità grammaticali che [...] sono andate completamente perdute nelle altre varietà del greco moderno”.
Quest’ultimo infatti è ritenuto essere emerso, dopo significativi cambiamenti, dal greco medievale (o bizantino), parlato tra il VII e il XIII secolo d.C. Il romeyka sarebbe invece simile al greco ellenistico, parlato tra il IV secolo a.C. e il IV secolo d.C. all’apice dell’influenza greca in Anatolia.
Una possibilità è che chi parla oggi il romeyka discenda direttamente dagli antichi greci vissuti là millenni fa, ma è anche plasubile che si tratti di discendenti di popolazioni indigene o immigrate incoraggiate o forzate a parlare la lingua degli antichi colonizzatori greci.
La comunità di appena 5000 persone vive in un gruppo di villaggi in quella che era l’antica regione del Ponto, vicino a Trebisonda, una colonia greca che Giasone e gli Argonauti avrebbero visitato nel loro epico viaggio dalla Tessaglia per recuperare il vello d’oro nella terra di Colchide (odierna Georgia).
Trebisonda (wiki)
I paesani che parlano il romeyka, esistente solo in forma parlata, mostrano segni di isolamento culturale e geografico. Si sposano raramente al di fuori della loro comunità e suonano una musica tradizionale con la lira, chiamato kemenje in turco o romeyka. “Conosco solo un uomo che si è sposato al di fuori del suo villaggio – dice la Sitaridou – La musica è caratteristica e non può essere confusa con nessun’altra. [Esiste solo in quella comunità]“.
Oggi queste persone sono musulmane, ed è per questo che è stato loro permesso di stare in Turchia dopo il Trattato di Losanna del 1923, quando due milioni di cristiani e musulmani vennero scambiati tra Grecia e Turchia. Ripetute ondate migratorie, influenza della lingua turca e assenza completa del romeyka dall’ “arena pubblica” la hanno ora messa nella lista delle lingue più in pericolo del mondo.
http://www.independent.co.uk/life-style/history/jason-and-the-argot-land-where-greeks-ancient-language-survives-2174669.html